martedì 6 novembre 2012

I 50 anni del “Movimento Gaetano Salvemini”. La voce libera della vera democrazia A cura di Daniela Piron



Il “Movimento Gaetano Salvemini” compie 50 anni, l’evento celebrativo si è svolto il giorno 5 novembre 2012 nella sala della Protomoteca in Campidoglio. Il “Movimento Gaetano Salvemini”, nato a Roma il 16 ottobre del 1962, su volontà di 200 esponenti della politica e delle istituzioni tra i quali: Ferruccio Parri, Piero Calamandrei, Giuliano Vassalli, Norberto Bobbio, Saverio Nitti, Alberto Moravia, ha l’obiettivo di promuovere e sostenere l’azione e gli ideali di Gaetano Salvemini, grande intellettuale, storico, politico e antifascista italiano scomparso nel 1957.
L'evento, voluto dal prof. Cosmo Giacomo Sallustio Salvemini, che da 32 anni guida il Movimento dedicato all’azione e alla vita di uno dei padri della Repubblica, è stato organizzato con il patrocinio del Ministero Affari Esteri, dell'Unione Italiana Associazioni Culturali, del periodico “L’Attualità” e della scuola di giornalismo “Gaetano Salvemini”.
Tra le presenze illustri: Pino Aprile (scrittore-giornalista), Giorgio Bosco (ambasciatore), Francesco D’Episcopo (docente università Federico II di Napoli), Felice De Sanctis (direttore “Quindici-Molfetta”), Gino Falleri (giornalista), Riccardo Giordani di Willemburg (presidente “Norman Academy”), Livio Ghersi (politologo), Fabio Grassi Orsini (docente di Storia Università Luiss), Albano Laporta (pubblicista), Stefano Madonna (ammiraglio), Nino Petrosino (presidente Associazione italo-americana “Joe Petrosino”), Carlo Morganti (avvocato), Nicola Oddati (docente di Storia Contemporanea università di Salerno), Guido Ravasi (segretario generale Fondazione Europea Dragan), Giuseppe Siano (docente di Filosofia), Raffaele Vacca (Gen. Div. aus. CC.), Salvatore Veltri (vice direttore editor’s “L’Attualità”). Antonio Bartalotta (capo ufficio stampa). Ha moderato gli interventi: Gabriella Di Luzio.
Nel corso della cerimonia si è svolto il convegno dal titolo “Quali riforme istituzionali per salvare l’Italia? hanno preso la parola i diversi  esponenti di spicco del mondo accademico, istituzionale, civile. Tutti gli interventi sono stati caratterizzati dalla commemorazione di Gaetano Salvemini con un occhio volto al futuro del nostro paese. A 50 anni dalla creazione del Movimento risulta, ancora attuale l’insegnamento di Gaetano Salvemini: il suo essere positivo e il suo “non mollare”
Nel corso della celebrazione è stato presentato anche l’ultimo libro del prof. Cosmo Giacomo Sallustio Salvemini  “Democrazia degenerata”. Nel suo libro Salvemini junior fornisce una ampia disamina delle ragioni che hanno portato alla degenerazione del sistema politico italiano: corruzione, pressioni delle lobby, sistema elettorale, l’incapacità di fornire risposte valide e condivise dai cittadini ma anche gli scandali, le pressioni internazionali, il sistema economico, la distanza dei cittadini dalle Istituzioni. “Nel sistema italiano, dominato dalle lobby è necessario che ci sia una voce libera, e quale potrebbe essere se non la voce che si chiama Movimento Gaetano Salvemini?” dice il  prof. Cosmo Giacomo Sallustio Salvemini nel corso del suo intervento, e continua: “Non bisogna mai lasciarsi condizionare dai poteri forti, bisogna attuare la vera democrazia che si è ammalata; un po’ perché si è appannato il senso civico, un po’ perché i poteri dominanti tendono a far credere di aver edificato la democrazia ma non è così, basta vedere il sistema elettorale, il Porcellum e il Super Porcellum imperniato, ancora una volta, sul “metodo Caligola”.
Antonio Bartalotta, nel corso del suo intervento ha presentato il progetto per una ulteriore apertura del Movimento, attraverso il potenziamento del blog, strumento indispensabile per arrivare ai giovani e favorire una più ampia partecipazione democratica. In omaggio a Gaetano Salvemini, ha fatto leggere la lettera che Gaetano Salvemini indirizzò allo scrittore Carlo Placci nel 1898. “La lettera è di forte sensibilità ed esprime quel senso di ribellione che ha contraddistinto l’intera vita di Gaetano Salvemini” ha detto Antonio Bartalotta. E’ stata grande l’emozione che ha saputo trasmettere Barbara Amodio, attrice di teatro, alla  lettura della lettera, in particolare su alcuni passi: “La rassegnazione è la filosofia dei soddisfatti” e ancora  “Io vorrei essere un rassegnato, ma non posso”.


Testo integrale della lettera

LETTERA DI GAETANO SALVEMINI A CARLO PLACCI 15 GIUGNO 1898
A  questo mondo si rassegna solo chi non ha bisogno di fare altrimenti. La rassegnazione è la filosofia di chi non è obbligato a lavorare sempre col dubbio di perdere il lavoro, a lottare sempre col dubbio di rimanere sconfitto nella lotta, a dormire sempre col dubbio di svegliarsi e di trovarsi affamati. La rassegnazione è la filosofia dei soddisfatti. La ricchezza fra gli altri vantaggi che procura, procura anche quello della rassegnazione. Io credo che se Lei da bambino avesse sofferta la fame e l’avesse sofferta in compagnia dei Suoi fratelli e della Sua mamma, se Lei dovesse vivere sempre nell’incertezza del domani, se Lei dovesse vedere davanti a sé sempre la minaccia di vedere i Suoi figli soffrire la fame, come Lei la soffrì quando era bambino, io credo che la filosofia della rassegnazione non sarebbe fatta per Lei. Obbligato a lottare ogni minuto, finirebbe col prendere l’abitudine alla lotta, finirebbe col dare gran valore a ogni piccolo sforzo che dovrebbe fare a ogni momento per allontanare il dolore e per avvicinarsi alla felicità, finirebbe col convincersi che l’uomo non deve sospendersi al filo tenue del soprannaturale, mentre la bufera della vita minaccia di travolgerlo.
Io vorrei essere un rassegnato, ma non posso. Quand’anche riuscissi a diventare un arciricchissimo e vedessi con sicurezza l’avvenire mio e della mia famiglia, io continuerei ad essere sempre un ribelle, perché il mio cervello in venticinque anni di vita oramai ha preso la sua forma. Forse vedrei i miei figli godere dei frutti del mio lavoro e fare i… rassegnati, perché nascendo troverebbero la culla piena di fiocchi di cotone, mentre io l’ho trovata piena di torsi di granturco.

Daniela Piron





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