Per parlarne a lume di conoscenze scientifiche, prendo lo spunto da un’intervista a Mathias Enard riportata dal corrispondente da Parigi Alberto Mattioli, a pag. 31 del quotidiano La Stampa, di giovedì 21 marzo.
Alla questione sulla mancata realizzazione dell’unione europea, la sua risposta (che si riferisce ai grandi Padri sognatori dell’Unione Europea: “”Quei dirigenti avevano un ideale. I loro successori soltanto degli interessi”) mi ricorda uno dei primi assunti della Ricerca Eco-psico-sociale e cioè che nel nostro assetto socio-culturale, informato a valori di mercato e di potere, nulla trova terreno fertile se non informato a tali valori. Ancora una volta ricordo che Henry Laborit, aveva rilevato che lo stesso messaggio evangelico è stato digerito e trasformato secondo i valori mercantili (basterebbe osservare gli investimenti di capitali nelle chiese-musei, dove dalle pareti che sono funte da murales per preziose opere pittoriche ai marmi, e tutto ciò che dalle feste patronali alle varie manifestazioni celebrative: si pensi, tra l’altro (e quanto altro!), alle incentivazioni mercantil-turistiche della Settimana Santa.
Un cenno appena per menzionare un terzo tipo di motivazioni efficaci per scatenare comportamenti, stavolta violenti, specialmente nei nostri giovani. E qui cito un altro assunto delle succitata ricerca: più o meno tutti siamo organismi inquinati e in tensione. Motivo? le quote energetiche prelevate in esubero (rispetto alle esigenze bio-psico-fisoologiche) dall’apparato di autoconservazione sempre pronto ad iper-attivarsi nel nostro cervello, che non vengono, investite secondo le esigenze autentiche del nostro insieme somato-psichico, si accumulano nelle aree sottocorticali, mantenendo attivo il sistema d’allarme che continua così a sottrare energie al resto delle funzioni, dando luogo a sintomi che vanno dall’astenia e difficoltà di concentrazione, all’ansia libera, fobie, somatizzazioni ecc.
La coatta volontà di potere si spiega con un meccanismo (simile a quello adleriano, ossia della compensazione di un complesso di inferiorità) di ribaltamento di una posizione di frustranti metodi di allevamento oppressivi, purtroppo spesso ritenuti educativi.
Per quel che concerne l’esacranda auri fames, ho avuto modo di verificare anche professionalmente che si tratta di un’altrettanta coatta pulsione connessa con carenze affettive. Per rendersene meglio conto, si pensi al bambino che, in assenza della madre, “si consola” con il cosiddetto oggetto transizionale, vale a dire con un orsacchiotto, ma anche con qualsiasi altro oggetto che in qualche modo sia ricollegabile all’esperienza del rapporto con la madre (in un caso caduto sotto la mia osservazione: un pezzetto di carta da parato strappato da una parete di casa).
Da qui al denaro come “oggetto transizionale” il passo è breve, anche perché il denaro, come i genitori, si presenta come fonte di cibo e di potere. Per inciso, anche il cibo può divenire problema quando simbolizzato come “oggetto transizionale”.
Per il successo di qualche auspicabile utopia, una tempestiva opera di diffusa e profonda consapevolizzazione in tal senso si impone.
Roma, 24 marzo 2013
Pier Luigi Lando
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