giovedì 20 giugno 2013

PARADOSSALE EFFETTO DI UN AUTOEMARGINATO


Di solito gli emarginati non fanno notizia se non come fenomeno  collettivo o, per il singolo, quando un/a “barone/essa" è vittima di  un clamoroso delitto o, ancora, per chi se ne occupi come volontario  o per qualche servizio giornalistico. Se mi si passa l’immagine di una ragnatela dove ciascuno di noi  umani, anzi forse tutti i viventi, ci troviamo inseriti, quando qualcuno si muove in modo anomalo, capita che altri se ne accorgano: per la vibrazione della ragnatela?. L’autoemarginato del quale mi accingo a parlare ha paradossalmente fatto vibrare “la ragnatela” perché se n’era allontanato. Ha  richiamato così l’attenzione dei mass media nel modo più paradossale: sconcertato per il costo di valori umani che si era trovato a subire per il ricatto della sopravvivenza, Mario Dumini, dopo alcuni anni vissuti in Australia, un bel giorno decise di 
vivere in una caverna guadagnandosi con modeste prestazioni lavorative l’indispensabile per sopravvivere, addirittura donando il sovrappiù guadagnato a chi ne avesse bisogno, prodigandosi come volontario a favore dei carcerati.Domenica scorsa (9 c.m.), imprevedibilmente, ho incontrato “l’eremita” Mario Dumini.
Interesse comune il mondo delle carceri, verso il quale mi sento sensibilizzato in seguito alla mia esperienza di lavoro, nell’anno 1960, presso un ospedale psichiatrico di contea statunitense, in pratica manicomio giudiziario.In effetti, il mio interesse verso i problemi della popolazione carceraria si è accresciuto


successivamente, grazie specialmente alle conoscenze e alle esperienze di dinamica di gruppo, in particolare del gruppo famiglia. Queste mi fornivano chiavi di lettura per la spiegazione di alcuni fatti che mi avevano lasciato dei punti interrogativi. Alcune osservazioni erano oggetto di quotidiane lamentele di quanti operavamo in quella struttura: ci sentivamo molto più stressati e a disagio durante i bisettimanali incontri, di qualche ora, con i familiari di alcuni internati, anziché con questi con i quali eravamo in contatto quasi 24/24 ore e per buona parte dell’anno.La spiegazione più probabile mi sembra tuttora, che molti di tali alienati fossero frutto di dinamiche del gruppo famiglia, ossia “pazienti designati”.Sarà altrettanto per i nostri concittadini detenuti o che comunque incappano nelle maglie delle nostre istituzioni giudiziarie?
Per chi non conoscesse Mario Dumini, riporto in sintesi alcuni dati che ho letto sulla fotocopia di un articolo di un quotidiano trentino dal titolo: “Chi è e come vive Mario Dumini. 60 anni” (allora): “Francescano del 2000 (con telefonino) tra i campi di Tivoli. L’ultimo eremita trentino vive in una grotta. Da solo fino a quando il Tg1…” … L’ha scovato una troupe del Tg1 lo ha fatto diventare un personaggio nazional popolare. (Per ulteriori informazioni, v. Internet…) Il punto sul quale ci stiamo confrontando è l’argomento del suo libro: “ I monologhi del secondino. – E’ lecito per chi si vuole evolvere fare il secondino? Tratto dai commenti di un ex secondino carcerario. (M. Dab sul suo lavoro e su i suoi colleghi” Giugno 2010. Finito di stampare il 30 aprile 2012 per i tipi della P.G. Primeral S. r. l. 00177 Roma – Via Ugo Niutta, 2/A Tel. 06 24 29 352 
– Fax 06 24 11 356 E-mail:tipi.prime@gmail.com). Mentre egli trova nel ruolo di secondino il punto nodale  della condizione della sofferenza per la costrizione carceraria, per me, in base alle su accennate esperienze, almeno per alcuni, forse molti o moltissimi carcerati, lo riscontro nei componenti il gruppo familiare, nel contempo ignari e, loro malgrado “carnefici” e altrettanto inconsapevoli vittime di dinamiche gruppali.
Rilevo, in fine, che per la ricerca eco-psico-sociale l’ecosistema famiglia si è andato conformando sempre più ai valori di mercato e di potere predominanti e funzionali al nostro assetto socio-culturale.
Dalla stessa ricerca emerge che i metodi correnti ritenuti educativi non solo non favoriscono le autentiche potenzialità evolutive della persona, bensì si dimostrano come deputati a generare problemi sui quali dovranno trarre profitto tutti gli operatori che si troveranno nella condizione di dover ricavare quel che occorre loro per soddisfare le proprie esigenze.
Pier Luigi Lando

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