martedì 16 luglio 2013

RAPPORTO UOMO – NATURA TRA LE PIU’ GRANDI RELIGIONI DEL MONDO
Le 3 religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islamismo, hanno in comune alcuni passi dell’Antico Testamento. Credono in un solo Dio spirituale, unico al di sopra di tutto. Energia, movimento, o, come dice S. Tommaso, motore immobile che tutto muove, ma non è mosso, cioè non ha tempo e spazio, come invece tutte le cose da Lui create.
I simboli di queste 3 religioni sono: la croce per i cristiani, la stella e la luna per i mussulmani e la menorah per gli ebrei.
Simboli a prima vista aperti, che indicano già la ricerca verso qualcosa al di là della nostra stessa esistenza. Nel simbolo della Croce, l’anelito verso Dio e verso gli uomini
     Dio
                                                                             ← ↑ → Uomini
                                                                                  ↓
esprime il profondo impegno per il sociale, oltre che la ricerca dell’assoluto. Invece nelle due più grandi religioni orientali: il buddismo e l’induismo, il cerchio                            
   

 Karma





è l’evidente perpetrarsi del circolo stesso della vita, che ritorna ad essere indissolubilmente, per cui tutto è nella metempsicosi per gli induisti e cioè la trasmigrazione delle anime espanse in tutto il creato. Quindi l’anima ritorna nel ciclo ad essere, a seconda del comportamento di vita, un essere minuscolo come un insetto, o un uomo ricco e potente, che è premio all’impegno svolto nella precedente esistenza. Ecco perché si giustifica il profondo rispetto per tutte le creature, non solo umane, ma anche animali e vegetali, soprattutto per quelli considerati iniziatori di vita, come i vermi, progenitori della specie.
Pan = tutto, teismo = Dio, quindi Panteismo = tutto è manifestazione di Dio. L’uomo appartiene a questo tutto e non occupa un posto privilegiato nella scala biologica, ma ne fa parte, egli è un microcosmo nell’universo. Attraverso il Samsara, questa ruota che fa trasmigrare le anime, si raggiungerà poi il massimo del benessere. La natura è testimone di tutte le manifestazioni di Dio, negli animali, nell’uomo, e queste sono rappresentazioni della Trimurti: Brahma, Visnù e Shiva.
Anche nella religione buddista il cerchio, Karma, indica che tutto ritorna ad essere, ma l’anima resta prerogativa dell’uomo, quindi la reincarnazione è l’espressione tipica della catarsi che, attraverso le varie vite vissute, avviene l’evoluzione dell’umanità stessa. Punto di arrivo è il Nirvana, Paradiso dove non esistono più le passioni mosse dal desiderio, infatti è proprio quest’ultimo che rende infelice l’uomo, insoddisfatto e continuamente alla ricerca di qualcosa che non riuscirà mai a trovare, così si manifesta la sua infelicità. Allontanarsi da ogni desiderio, rende l’uomo forte in una situazione di stasi completa definita Nirvana.
L’uomo non deve essere legato a nessuna cosa materiale, perché tutto si dissolve e crea una illusione. Buddha, nella sua ricerca spirituale, non si è posto la tematica di Dio, ma la ricerca interiore per essere libero da ogni condizionamento, addirittura libertà dal cibo stesso, infatti egli, in vecchiaia, si alimentava solo di pochi grani di riso. La forza interiore si riceve solo dal distacco da ogni forma di dipendenza. Infatti il digiuno è visto, in tutte le religioni, come una forza da cui attingere lucidità e ogni capacità umana di decisione. La psiche così non è condizionata dalle mollezze della quotidianità dell’esistenza. La forza di decisione, anche sulle proprie necessità corporali, è fonte di straordinaria sussistenza emblematica sul proprio io.
In occidente, con S. Francesco d’Assisi, abbiamo avuto un nuovo modo di rapportarci con la natura. L’uomo nel Medioevo aveva timore di tutto ciò che lo circondava: dall’acqua al fuoco, forse perché bastava una scintilla per bruciare intere abitazioni, la morte vista come punizione e il lupo aggressività che S. Francesco ammansisce. Grazie a questo nuovo modo di rapportarsi con la natura, S. Francesco fa prendere coscienza dell’incontro dell’uomo con l’universo intero. Egli diventa un macrocosmo. Il Cantico delle Creature rappresenta una grande meditazione sulle manifestazioni del Creato, oltre ad essere un nuovo modo di fare poesia nel grande patrimonio letterale italiano. Le creature che circondano l’uomo sono manifestazioni dell’amore di Dio e della grande armonia che lega tutto ciò che esiste. Questo insegnamento ha caratterizzato la storia del pensiero dell’uomo e ha dato una nuova visione del rapporto Dio - natura.
Sarebbe auspicabile che noi occidentali prendessimo coscienza di questo ed avessimo maggiore rispetto per tutto ciò che ci circonda, in quanto ogni manifestazione della natura ha una causa e non dovremmo prevaricarla, così come oggi si sta facendo. D’altronde l’oriente dovrebbe forse fare una distinzione tra l’uomo e gli animali, che non possono essere definiti, nella scala evolutiva, simili o addirittura più importanti dell’uomo stesso. Ci vorrebbe quindi una via di mezzo che riequilibri tutto il sistema. Nella religione cristiana, durante il Medioevo, alcuni concetti, che riguardavano l’universalismo umano, hanno avuto ostruzionismo, come nel caso del filosofo Giordano Bruno, considerato dalla Santa Inquisizione oltraggioso nei confronti della fede perché dava molta importanza al Creato come manifestazione di Dio. Oggi, grazie ad una forma di ecumenismo, si cerca l’essenziale nella fede e si concepisce l’uomo di fronte al Creato come modo di sentirsi uniti in un progetto globale. Nei primi passi della Bibbia stessa l’uomo appare continuatore della Creazione, mantenendo ciò che esiste e moltiplicandosi, così come nelle religioni orientali l’universalismo rende l’uomo più armonioso nel rapporto con se stesso e con la natura.


Florinda Battiloro   

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