Anche se rischio il tormentone,
ribadisco una convinzione più volte espressa e cioè che non vi sono scorciatoie
per mettere in carreggiata l'Homo potenzialmente sapiens che sin d'all'inizio è
andato avanti (si fa per dire!) a tentoni, per tentativi ed errori (v. la
Storia...)
Oggi sono disponibili delle
conoscenze che varrebbe la pena di diffondere e di questo si occupa la ricerca
eco-psico-sociale: senza la loro razionale applicazione, continueremo ad
affidarci a luoghi comuni, ad acritiche convinzioni, a ritenere che bastino
diposizioni legislative per procedere verso un mondo e una qualità della
vita migliori, sperando che, “cambiando l’ordine dei fattori (uomini o
donne al potere, formule ideologiche ecc.), il prodotto cambi.
Quindi pretendere di ottenere risultati operando, sia
pedagogicamente per i soggetti in età evolutiva sia per auspicabili
cambiamenti sociali, sarebbe come se ci si fosse aspettati la
guarigione di malattie da carenze vitaminiche ignorandole e ricorrendo a
espedienti non aventi a che fare con le dette sostanze.
Dal momento
che anche il cervello del cucciolo d’uomo è programmato per la lotta per
la sopravvivenza e per l’autoaffermazione ottimale, si richiederebbero delle
prestazioni parentali, educative (nel senso proprio del termine) per la sua
evoluzione propria della nostra specie.
Ciò potrà avvenire se dette
prestazioni sono in grado di catalizzare lo sviluppo di livelli di
organizzazione cerebrale oltre quelle che abbiamo in comune con le altre
specie, in particolare i lobi orbito-frontali e i neuroni specchio.
Se poniamo al centro della nostra
attenzione il funzionamento del cervello umano, come centrale operativa e
specialmente per quel che concerne l’entrata in funzione delle sue varie
strutture, da conoscenze scientificamente consolidate constateremo che il
loro processo maturativo (v. processo di mielinizzazione) avviene
gradualmente e per certe funzioni “superiori” ci vorranno anche diversi anni.
Secondo la teoria del cervello
uno e trino (Paul MacLean) che considera tre livelli di organizzazione
cerebrale, anche il cervello umano eredita geneticamente, nel livello
filogeneticamente più antico (cervello da rettile”) “modelli comportamentali di
base” che consentono la sopravvivenza dell’individuo, ma pure
comportamenti che riguardano rapporti come quelli bio-sessuali.coniugali,
parentali, di gruppo.
Ebbene, da un insieme di
fenomeni comportamentali-relazionali pare si possa desumere che già alla
nascita sono funzionanti, quindi abbastanza progredito il processo di
maturazione del nostro sistema nervoso, grazie a quello della mielinizzazione
di tutte quelle strutture essenziali per la sopravvivenza dell’individuo
e della specie. Alcuni di questi, ancora nei primi tempi di vita, lo sono
potenzialmente: cos’ come avverrà per i rapporti di coppia coniugale e per le
prestazioni parentali, la lotta per la partner, il predominio ecc.
Un ruolo essenziale, specialmente
per il processo di umanizzazione del nostro cervello che, a sua volta, dipende
dall’entrata in funzione del livello di organizzazione più
propriamente umano (i già citati lobi orbito-fontali) viene svolto da
specifici neurormoni: l’ossitocina che si produce naturalmente durante il
travaglio del parto e, tra i primi di una nutrita serie, la secrezione
dei cosiddetti ormoni del piacere e della salute (endorfine) che pare
avvenga a condizione che l’organismo della madre sia bioenergeticamente in
condizioni di trasmettere sensazioni gradevoli: quindi sarà appena il caso di
precisare che non giovano sbaciucchiamenti e leziosaggini varie e
appassionate che, spesso, anzi danno abbastanza fastidio ai
piccoli…costituiscono un bisogno degli adulti.
D’altro canto, se non prima sia avvenuta la mielinizzazione di fibre facenti parte di circuiti
neuro-funzionali, grazie ai quali sarà possibilela comunicazione di messaggi da
parte di aree cerebrali sensibili,per es. a quelli valoriali, etici, ecc., è
come pretendere di comunicare con un nostro interlocutore con un telefono
completamente isolato.
Espressioni come
queste:
1) “I
figli so’ pezz’e core!”
2) “
Io che non posso stare un’ora senza te, come potrei vivere una vita senza
te...”
pare
rispecchino ancora una filosofia di vita che informa
“pedagogicamente” (per stavolta mi si passi l’ossimoro) l’allevamento e
l’accudimento dei cuccioli d’uomo, rinforzando il mito della mamma (“mammismo”)
e quello della famiglia (familismo”)... specie di virus propri della
nostra cultura italica...
...
poi, perché: fare la lagna che i nostri giovani non sono emancipati come
i ragazzi nordici, sono mammoni, tendono e finiscono per instaurare
un rapporto con una partner mamma-colf equivalente?
Giungono
alla decisione di formare coppia stabile e di mettere su famiglia con
motivazioni infantili, quale riavere od ottenere il nido della famiglia
di origine, persino motivati da paure tipicamente infantili, quali quella del
buio e l’essere solo/a, nonché con l’attesa di avere un persona tutta per
sé, come sarebbe dovuto essere la mamma…. “La fame di mamma” mi risulta essere
uno dei punti più deboli della coppia coniugale (v. concetto di valenze
relazionali su internet o nel sito: www.pierluigilando.net) che si manifesta
anche drammaticamente e specie nei maschi che non sopportano di essere lasciati dalla
partner “equivalente mamma”, giungono a fare le bizze e con la donna che
non ne può più perpetreranno, oltre a violenze varie, anche l’estrema follia
perfino contro se stessi, incuranti delle conseguenze sui figli, a volte
presenti!
Se oltre all’infantilismo di lui, si consideri anche quello di lei ( per
lei, tradizionalmente più probabile permanere in uno stato di dipendenza anche
per la mancata partecipazione a un gruppo adolescenziale). In effetti,
sia il maschio che la femmina, potrà comportarsi da (anagraficamente)
“adulto” adeguandosi ai modelli culturali del proprio contesto sociale
per tutte le altre capacità: professionali, di talento artistico ecc.)
mentre, per quanto riguarda il tipo di rapporto con gli altri, potrà
essere ben lontano da quello autenticamente adulto, per la
permanenza di quello primario, simbiotico, ossia con
connotazioni del rapporto del cucciolo con la madre: tra tali
connotazioni un’assoluta dipendenza caratterizzata da estrema esclusiva
possessività ...“espediente “ naturale indispensabile fino a che il
piccolo non avrà acquisito sufficienti competenze verso una vita
autonoma, ma socializzata.
Per
inciso, tale tendenza può rinforzare comportamenti predatori il cui
modello è attivabile in un livello di organizzazione cerebrale comune con altre
specie (anche gli animali accumulano “beni” e rubano!) difficilmente
controllabile dai livelli più evoluti sino a giungere alla cleptomania!).
Altri
“sintomi”: gelosia e invidia sono le reazioni naturali alla minaccia o vissuto
di sottrazione (vissuta come minaccia per la vita delle cure parentali,
ossia di deprivazione del rapporto con la persona dalla quale si dipende
simbioticamente; strumentalità (l’altro esiste in funzione della
soddisfazione immediata dei propri bisogni).
Per
mettere, responsabilmente, su famiglia come coniuge e genitore,
occorrerebbe anzitutto ridimensionare delle attese
“romantiche” ed essere almeno consapevoli che, piuttosto che avere la soluzione
di problemi, occorrerà affrontarne tanti altri.
In definitiva, non ci si può improvvisare educatore (altro mio
tormentone)
Per
altri approfondimenti in merito visitare sito: www.pierluigilando.net
e segui messaggi su twitter, facebook , pagina personale su: movimentosalvemini.blogspot.it
.
Pier Luigi Lando
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