sabato 7 dicembre 2013

ATTUALI CONOSCENZE CONSENTIRANNO (O CONSENTIREBBERO?) DI ABBANDONARE FUORVIANTI SCORCIATOIE di Pier Luigi Lando

  

Anche se rischio il tormentone, ribadisco una convinzione più volte espressa e cioè che non vi sono scorciatoie per mettere in carreggiata l'Homo potenzialmente sapiens che sin d'all'inizio è andato avanti (si fa per dire!) a  tentoni, per tentativi ed errori (v. la Storia...)
             Oggi sono disponibili delle conoscenze che varrebbe la pena di diffondere e di questo si occupa la ricerca eco-psico-sociale: senza la loro razionale applicazione, continueremo ad affidarci a luoghi comuni, ad acritiche convinzioni, a ritenere che bastino diposizioni legislative per  procedere verso un mondo e una qualità della vita  migliori, sperando che, “cambiando l’ordine dei fattori (uomini o donne al potere, formule ideologiche ecc.), il prodotto cambi.
             Quindi  pretendere di ottenere  risultati operando, sia pedagogicamente  per i soggetti in età evolutiva sia per  auspicabili cambiamenti sociali, sarebbe  come se ci si fosse  aspettati la guarigione  di malattie da carenze vitaminiche ignorandole e ricorrendo a espedienti non aventi a che fare con le dette sostanze.
            Dal momento che anche il cervello del cucciolo d’uomo è programmato per la lotta  per la sopravvivenza e per l’autoaffermazione ottimale, si richiederebbero delle prestazioni parentali, educative (nel senso proprio del termine) per la sua evoluzione propria  della nostra specie.
            Ciò potrà avvenire se dette prestazioni sono in grado di catalizzare lo sviluppo di  livelli di organizzazione cerebrale oltre quelle che abbiamo in comune con le altre specie, in particolare i lobi orbito-frontali e  i neuroni specchio.
            Se poniamo al centro della nostra attenzione il funzionamento del cervello umano, come centrale operativa e specialmente per quel che concerne l’entrata in funzione delle sue varie strutture, da conoscenze  scientificamente consolidate constateremo che il loro processo maturativo (v. processo di  mielinizzazione) avviene gradualmente e per certe funzioni “superiori” ci vorranno anche diversi anni.
            Secondo la teoria del cervello uno e trino (Paul MacLean) che  considera tre livelli di organizzazione cerebrale, anche il cervello umano eredita geneticamente, nel livello  filogeneticamente più antico (cervello da rettile”) “modelli comportamentali di base” che consentono  la sopravvivenza dell’individuo, ma pure comportamenti che riguardano rapporti come quelli bio-sessuali.coniugali, parentali, di gruppo.
             Ebbene, da un insieme di fenomeni comportamentali-relazionali pare si possa desumere che già alla nascita sono funzionanti,  quindi abbastanza progredito il processo di maturazione del nostro sistema nervoso, grazie a quello della mielinizzazione di  tutte quelle strutture essenziali per la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Alcuni di questi, ancora  nei primi tempi di vita, lo sono potenzialmente: cos’ come avverrà per i rapporti di coppia coniugale e per le prestazioni parentali, la lotta per  la partner, il predominio ecc.
            Un ruolo essenziale, specialmente per il processo di umanizzazione del nostro cervello che, a sua volta, dipende dall’entrata in funzione  del livello di organizzazione  più propriamente umano (i già citati  lobi orbito-fontali) viene svolto da specifici neurormoni: l’ossitocina che si produce naturalmente durante il travaglio del parto e, tra i primi di una nutrita  serie, la secrezione dei cosiddetti ormoni del piacere e della salute (endorfine) che pare  avvenga a condizione che l’organismo della madre sia  bioenergeticamente in condizioni di trasmettere sensazioni gradevoli: quindi sarà appena il caso di precisare che  non giovano sbaciucchiamenti e leziosaggini varie e  appassionate che, spesso, anzi danno abbastanza fastidio ai piccoli…costituiscono un bisogno degli adulti. 
            D’altro canto, se non prima sia avvenuta la mielinizzazione di fibre facenti parte di circuiti neuro-funzionali, grazie ai quali sarà possibilela comunicazione di messaggi da parte di aree cerebrali sensibili,per es. a quelli valoriali, etici, ecc., è come pretendere di comunicare con un nostro interlocutore con un telefono completamente isolato.

Espressioni come queste:
1) “I figli so’ pezz’e core!”
2) “ Io che non posso stare un’ora senza te, come potrei vivere una vita senza te...”
pare rispecchino ancora una filosofia di vita che  informa  “pedagogicamente” (per stavolta mi si passi l’ossimoro) l’allevamento e l’accudimento dei cuccioli d’uomo, rinforzando il mito della mamma (“mammismo”) e quello della famiglia (familismo”)...  specie di virus propri della nostra cultura italica...
... poi, perché: fare la lagna che i nostri giovani non sono emancipati come  i ragazzi nordici, sono mammoni,  tendono  e finiscono per instaurare un rapporto con una partner mamma-colf equivalente?
            Giungono alla decisione di formare coppia stabile e di mettere su famiglia con motivazioni infantili, quale riavere od  ottenere il nido della famiglia di origine, persino motivati da paure tipicamente infantili, quali quella del buio  e l’essere solo/a, nonché con l’attesa di avere un persona tutta per sé, come sarebbe dovuto essere la mamma…. “La fame di mamma” mi risulta essere uno dei punti più deboli della coppia coniugale (v. concetto di valenze relazionali su internet o nel sito: www.pierluigilando.net) che si manifesta anche drammaticamente e specie nei maschi che non sopportano di essere lasciati dalla partner “equivalente mamma”, giungono a fare le bizze e con  la donna che non ne può più perpetreranno, oltre a violenze varie, anche l’estrema follia perfino contro se stessi, incuranti delle conseguenze sui figli, a volte presenti!  
               Se oltre all’infantilismo di lui, si consideri anche quello di lei  ( per lei, tradizionalmente più probabile permanere in uno stato di dipendenza anche per la  mancata partecipazione a un gruppo adolescenziale). In effetti, sia il maschio che la femmina,  potrà comportarsi da (anagraficamente) “adulto” adeguandosi ai modelli culturali del proprio contesto sociale per  tutte le altre capacità: professionali, di talento artistico ecc.) mentre, per quanto riguarda il tipo di rapporto con gli altri, potrà essere  ben lontano da quello  autenticamente adulto, per la permanenza di quello  primario, simbiotico, ossia  con connotazioni  del rapporto del cucciolo con la madre: tra tali connotazioni un’assoluta dipendenza caratterizzata da estrema  esclusiva possessività ...“espediente “ naturale indispensabile fino a che il piccolo  non avrà acquisito sufficienti competenze verso una vita  autonoma, ma socializzata. 
            Per inciso,  tale tendenza  può rinforzare comportamenti predatori il cui modello è attivabile in un livello di organizzazione cerebrale comune con altre specie (anche gli animali accumulano “beni” e rubano!) difficilmente controllabile dai livelli  più evoluti sino a giungere alla cleptomania!).
            Altri “sintomi”: gelosia e invidia sono le reazioni naturali alla minaccia o vissuto di sottrazione  (vissuta come minaccia per la vita delle cure parentali, ossia di deprivazione del rapporto con la persona dalla quale si dipende simbioticamente; strumentalità (l’altro esiste in funzione  della soddisfazione immediata dei propri bisogni).
            Per mettere, responsabilmente, su famiglia come  coniuge e  genitore, occorrerebbe  anzitutto ridimensionare  delle attese  “romantiche” ed essere almeno consapevoli che, piuttosto che avere la soluzione di problemi, occorrerà affrontarne tanti altri.
            In definitiva, non ci si può improvvisare educatore  (altro mio tormentone)
            Per  altri approfondimenti  in merito visitare sito: www.pierluigilando.net  e segui messaggi su twitter, facebook , pagina personale su: movimentosalvemini.blogspot.it . 

                                                                                                                                                        Pier Luigi Lando

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