giovedì 21 dicembre 2017

Diego Petruzzi






       “Il GROTTESCO NON HA LIMITI” - MOSTRA PERSONALE DI DIEGO PETRUZZI

L'Associazione Culturale Terra d'Arte nella persona del presidente ha organizzato  presso la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma (28 ottobre -  25 novembre 2017) un'interessante mostra personale di opere dell'artista Diego Petruzzi dal titolo “Il grottesco non ha limiti”.

Diego Petruzzi, artista poliedrico e versatile, si è diplomato al liceo artistico negli anni '80, ha successivamente eseguito studi di restauro, intarsio su legno e doratura. Il suo amore per l'espressione artistica lo ha portato a fare esperienze in ambito teatrale come attore e aiuto-regista. A metà degli anni '90 ha riscoperto le arti figurative, utilizzando diverse tecniche con l'uso prevalente del legno. La sua ricerca compie un percorso attraverso il tempo, le esperienze, i materiali, il disegno, la pittura, ma è sempre animata dall'ironia o dal sarcasmo dell'artista che guarda  la realtà moderna, le tecnologie e le figure umane, con una lente deformante. Un occhio critico sul mondo, il suo, che attraverso il paradosso della deformità insieme alla leggerezza dell'umorismo, restituisce ad una società  invadente, strabordante di eccessi e spesso priva di rapporti autentici, un po' di umanità. La chiave di interpretazione della pittura di Diego Petruzzi potrebbe ricercarsi nella volontà di riscoprire  un' autenticità di vita e di valori. In  una società nella quale verità e certezze sono mistificate in favore di un illusorio benessere economico ed i rapporti umani sono sempre più sviliti dall'ossessivo ed eccessivo utilizzo dei social network, l'individuo risulta essere sempre più solo e più fragile. Diego Petruzzi nelle sue opere attua una denuncia sociale, non un'azione esasperata volta  ad esibire il male, la violenza, la frustrazione, in uno stato di autocommiserazione, o peggio di nichilismo, bensì egli offre una possibilità, una speranza..... trasformando il dramma in farsa, nel fantasioso e burlesco  tentativo di ripristinare gli equilibri  perduti. Egli compie un atto di fiducia nell'uomo, nella natura, nella collettività e nel futuro, nell'intento  di recuperare un rapporto, autentico, sano e, perché no, anche positivo con il mondo che lo circonda.

L'esposizione artistica è stata un'occasione di approfondimento di alcune tematiche riguardanti il “grottesco” come è stato esposto dai due curatori della mostra Stefano Valente e Michele Bianchi, nelle due giornate di studio tenutesi all'interno dello spazio espositivo. Sono intervenuti  altri  illustri docenti e studiosi d'Arte come Bruno Lanzalone ed altri. Riportiamo alcune citazioni dal  testo scritto  da Stefano Valente, Dottore in Filosofia e Critico d'Arte, in occasione della mostra dedicata all'artista. “Il grottesco – che dà il titolo a questa esposizione dell’ultima produzione dell’artista Diego Petruzzi – non è semplicemente un esercizio di stile o peggio di genere (altrimenti avrebbe dei limiti ben precisi), ma è il tentativo di mettere in questione la forma e i suoi limiti in rapporto a quella che è la figura umana. I protagonisti di queste tele sono figure caricaturalmente ripiegate su se stesse che l’artista con ironia – anzi con sarcasmo – sottopone ad un’operazione di deformazione capace di aprire alla meraviglia e al sorriso. Il grottesco qui non ha limiti proprio perché consiste in una serie di operazioni che si caratterizzano per il loro debordare rispetto alla forma sia nel caso in cui si tratti di una forma estetica sia nel caso in cui si tratti di una forma logica. Potremmo dire che il grottesco è in arte ciò che il paradosso è per la logica.[…] Questo tratto tragicomico e paradossale del grottesco ricercato dall’artista dà vita ad un universo alla rovescia, ad un rutilante carnevale di maschere, ad un intreccio di corpi che dal loro stesso interno si smembrano al solo fine di intrecciarsi con altri corpi. Qui l’alto si rovescia nel basso e viceversa dando luogo ad un disorientamento che si trasforma in festa.”

Michele Bianchi, Psicoanalista e Critico d'Arte,  ha proposto una sua interpretazione del grottesco e delle opere di Diego Petruzzi in un saggio del quale riportiamo alcuni stralci. “[…] Charles Baudelaire, nelle sue riflessioni sul Pittore della vita moderna, anticipava così, sul piano estetico, quel che sul piano medico sarebbero state, tra la fine dell’Ottocento e a cavallo tra le due guerre mondiali, la scoperta dell’inconscio e le riflessioni freudiane sul comico che, di quella scoperta  rappresentano la più segreta intima giustizia. […] Così, il comico “assoluto” come “grottesco” ha costituito, prima di Freud, il punto teorico raggiunto da Baudelaire nell’esperienza della meccanicità “perturbante”, tipica della città moderna, laddove l’unica esperienza possibile del sublime è la speciale forma che il comico prende, appunto, nel grottesco. Sul piano della vita l’esperienza perturbante è l’esperienza di una meccanicità che fa paura, e non semplicemente ridere. Sul piano dell’arte è l’esperienza del grottesco, e non quella semplicemente comica: è cioè il brivido estetico come ritorno del rimosso antico nel cuore della temporalità vacua e accelerata del moderno. [...] ”.


Nell'attuale società tormentata da individualismi ed estremismi, violenze ed orrori, priva di ideali collettivi, vittima della trappola dell'autocompiacimento, l' artista Diego Petruzzi, seppur con il suo stile ironico, contribuisce attraverso le sue opere, a  rivitalizzare l'”Essere Umano”, per  sfuggire al  declino al quale  è inevitabilmente destinato.

Caterina Zonno

Luogo: Biblioteca Aldo Fabrizi, via Treia, 14 Roma
Curatori: Stefano Valente, Michele Bianchi


Roma 20/12/2017

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