“Il GROTTESCO
NON HA LIMITI” - MOSTRA PERSONALE DI DIEGO PETRUZZI
L'Associazione Culturale Terra d'Arte nella persona
del presidente ha organizzato presso la
Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma (28 ottobre -
25 novembre 2017) un'interessante mostra personale di opere dell'artista
Diego Petruzzi dal titolo “Il grottesco non ha limiti”.
Diego Petruzzi, artista poliedrico e versatile, si è
diplomato al liceo artistico negli anni '80, ha successivamente eseguito studi
di restauro, intarsio su legno e doratura. Il suo amore per l'espressione
artistica lo ha portato a fare esperienze in ambito teatrale come attore e
aiuto-regista. A metà degli anni '90 ha riscoperto le arti figurative,
utilizzando diverse tecniche con l'uso prevalente del legno. La sua ricerca
compie un percorso attraverso il tempo, le esperienze, i materiali, il disegno,
la pittura, ma è sempre animata dall'ironia o dal sarcasmo dell'artista che
guarda la realtà moderna, le tecnologie
e le figure umane, con una lente deformante. Un occhio critico sul mondo, il
suo, che attraverso il paradosso della deformità insieme alla leggerezza
dell'umorismo, restituisce ad una società
invadente, strabordante di eccessi e spesso priva di rapporti autentici,
un po' di umanità. La chiave di interpretazione della pittura di Diego Petruzzi
potrebbe ricercarsi nella volontà di riscoprire
un' autenticità di vita e di valori. In
una società nella quale verità e certezze sono mistificate in favore di
un illusorio benessere economico ed i rapporti umani sono sempre più sviliti
dall'ossessivo ed eccessivo utilizzo dei social network, l'individuo risulta
essere sempre più solo e più fragile. Diego Petruzzi nelle sue opere attua una
denuncia sociale, non un'azione esasperata volta ad esibire il male, la violenza, la
frustrazione, in uno stato di autocommiserazione, o peggio di nichilismo, bensì
egli offre una possibilità, una speranza..... trasformando il dramma in farsa,
nel fantasioso e burlesco tentativo di
ripristinare gli equilibri perduti. Egli
compie un atto di fiducia nell'uomo, nella natura, nella collettività e nel
futuro, nell'intento di recuperare un
rapporto, autentico, sano e, perché no, anche positivo con il mondo che lo
circonda.
L'esposizione artistica è stata
un'occasione di approfondimento di alcune tematiche riguardanti il “grottesco”
come è stato esposto dai due curatori della mostra Stefano Valente e Michele
Bianchi, nelle due giornate di studio tenutesi all'interno dello spazio
espositivo. Sono intervenuti altri illustri docenti e studiosi d'Arte come Bruno
Lanzalone ed altri. Riportiamo alcune citazioni dal testo scritto
da Stefano Valente, Dottore in Filosofia e Critico d'Arte, in occasione
della mostra dedicata all'artista. “Il grottesco – che dà il titolo a questa
esposizione dell’ultima produzione dell’artista Diego Petruzzi – non è
semplicemente un esercizio di stile o peggio di genere (altrimenti avrebbe dei
limiti ben precisi), ma è il tentativo di mettere in questione la forma e i
suoi limiti in rapporto a quella che è la figura umana. I protagonisti di
queste tele sono figure caricaturalmente ripiegate su se stesse che l’artista
con ironia – anzi con sarcasmo – sottopone ad un’operazione di deformazione
capace di aprire alla meraviglia e al sorriso. Il grottesco qui non ha limiti
proprio perché consiste in una serie di operazioni che si caratterizzano per il
loro debordare rispetto alla forma sia nel caso in cui si tratti di una forma
estetica sia nel caso in cui si tratti di una forma logica. Potremmo dire che
il grottesco è in arte ciò che il paradosso è per la logica.[…] Questo tratto
tragicomico e paradossale del grottesco ricercato dall’artista dà vita ad un
universo alla rovescia, ad un rutilante carnevale di maschere, ad un intreccio
di corpi che dal loro stesso interno si smembrano al solo fine di intrecciarsi
con altri corpi. Qui l’alto si rovescia nel basso e viceversa dando luogo ad un
disorientamento che si trasforma in festa.”
Michele Bianchi, Psicoanalista e
Critico d'Arte, ha proposto una sua
interpretazione del grottesco e delle opere di Diego Petruzzi in un saggio del
quale riportiamo alcuni stralci. “[…] Charles
Baudelaire, nelle sue riflessioni sul Pittore della vita moderna, anticipava
così, sul piano estetico, quel che sul piano medico sarebbero state, tra la
fine dell’Ottocento e a cavallo tra le due guerre mondiali, la scoperta
dell’inconscio e le riflessioni freudiane sul comico che, di quella
scoperta rappresentano la più segreta
intima giustizia. […] Così, il comico “assoluto” come “grottesco” ha costituito,
prima di Freud, il punto teorico raggiunto da Baudelaire nell’esperienza della
meccanicità “perturbante”, tipica della città moderna, laddove l’unica
esperienza possibile del sublime è la speciale forma che il comico prende,
appunto, nel grottesco. Sul piano della vita l’esperienza perturbante è
l’esperienza di una meccanicità che fa paura, e non semplicemente ridere. Sul piano dell’arte è l’esperienza del
grottesco, e non quella semplicemente comica: è cioè il brivido estetico come
ritorno del rimosso antico nel cuore della temporalità vacua e accelerata del
moderno. [...] ”.
Nell'attuale
società tormentata da individualismi ed estremismi, violenze ed orrori, priva
di ideali collettivi, vittima della trappola dell'autocompiacimento, l' artista
Diego Petruzzi, seppur con il suo stile ironico, contribuisce attraverso le sue
opere, a rivitalizzare l'”Essere Umano”,
per sfuggire al declino al quale è inevitabilmente destinato.
Caterina
Zonno
Luogo: Biblioteca Aldo Fabrizi, via Treia, 14 Roma
Curatori: Stefano Valente, Michele Bianchi
Enti
promotori: Associazione culturale Terra d’Arte
Roma 20/12/2017
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