Un bel articolo di Enrico Manucci, quello uscito su "SETTE" allegato al "Corriere della Sera" del 17 agosto u.s. e dedicato a Gaetano Salvemini e alla fama indiscussa del "critico della politica senza etica" del primo '900. Un'analisi efficace, della figura di uno dei più grandi personaggi del primo Novecento, quella di Salvemini, storico, politico, filosofo e molto altro ancora, i cui pensieri e concetti più preziosi, non possono che essere di estrema attualità ancora oggi, nelle pagine dell'attualità politica. lo studioso comprese ex ante i problemi dell'Itali: "Partiti e governi vanno misurati sui problemi risolti e non sulle ideologie",
"Attenzione anche tra gli sfruttati c'è chi e più garantito e chi meno, non dimentichiamo i secondi", "Corruzione e arroganza sono minacce mortali; l'etica non può essere separata dalla politica". Mai così contemporaneo ci appare il pensiero salveminiano. Lo studioso è stato riportato-da poco-alla ribalta culturale da un saggio di Gaetano Pecora, "Socialismo come libertà" (Donzelli Editore), dopo essere stato relegato, a lungo, in un ruolo marginale negli studi accademici e nelle antologie scolastiche. Sono state cancellate dal regime fascista le opere più antiche come "Magnati e popolari" e sarebbero rimaste a lungo introvabili se non ci fosse stato l'impegno di tanti studiosi dello storico torinese e marxista Massimo L. Salvadori, a Gaetano Pecora, a Sergio Bucchi docente di filosofia moderna e contemporanea alla "Sapienza di Roma.
Gaetano Pecora sostiene che Salvemini "Fu tante cose, anche sparigliate e mal maritate tra loro. Fu pure socialista". Egli sostiene che vi sono due tipi di socialismo che convivono tra loro nel pensiero dello studioso Salvemini: accanto a quello classico, vi è quello più affine alla socialdemocrazia dove è fondamentale non rinunciare al benessere assicurato dallo sviluppo capitalistico. Una delle ultime lettere è significativa. Racconta di aver parlato con le donne di servizio, socialista da sempre, e di averle chiesto cos'era il socialismo per lei. "Un po' di bene per tutti" la risposta.
Salvemini chiosa. "Questo, cara amica, è il socialismo". laico nel senso più ampio del termine, insensibile al fascismo di qualsiasi dogma, comprese bene i problemi dell'Italia di allora, a cominciare dal divario tra Nord e Sud e con le sue invettive contro l'arroganza del potere, gli sprechi, la corruzione e le ingiustizie sociali si circondò di molti detrattori. Le sue tesi ce lo rendono vivo e concreto e mai come in questo momento storico avremmo bisogno che un'intellettuale come lui parlasse, scrivesse, scuotesse l'opinione pubblica ormai delusa. Anche se non sappiamo se sarebbe o meno con il governo Monti, è di politici come lui che l'Italia oggi avrebbe bisogno per ripartire.
Lisa Biasci
L'Attualità n° 10 Ottobre 2012
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