Caro prof. Salvemini,
le questioni da Lei sollevate in occasione dell’incontro alla Banca del Tempo di Via Achille Campanile, venerdì 27 maggio, riguardo al conturbante fenomeno della violenza degli umani, da Caino in poi, mi
hanno stimolato a esporre alcune ipotesi fondate sulle mie conoscenze professionali.
Posto che il cervello umano, come apposite strutture sensibili degli altri esseri viventi, è programmato per l’autoconservazione ad ogni costo, occorre tenere presente che a livello biologico le conseguenti
reazioni comportamentali non sono regolate da alcun principio morale.
È stato già detto che la natura è amorale. Che il cervello umano così com’è programmato naturalmente sia, a dir poco, “da paura”, ce lo confermano in particolare i postumi dei sopravvissuti a un’affezione virale, l’encefalite letargica, tra i cui postumi mentali vi sono comportamenti in passato qualificati come
“perversione del senso morale”: questi sopravvissuti, ossia i postencefalitici, tendono a ed esercitare ogni tipo di violenza su soggetti inermi, tra i più indifesi.Per inciso, il virus (di Von Economo) responsabile dell’encefalite letargica che imperversò in forma pandemica su tutto il pianeta terra dopo la prima guerra mondiale, per quanto io abbia cercato di interpellare addetti ai lavori, è rimasto poi ignorato e non si sa se
sia, pur attenuato, in condizioni da colpire ancora.Ma quel che più ci potrà interessarci è la probabile spiegazione dei suddetti sconcertanti comportamenti: vale a dire la messa fuori gioco di quegli umori e di quelle strutture di cui il nostro cervello si dota, grazie a ben precise prestazioni parentali.
Pressoché analoghi perversi risultati potranno conseguire a stressor particolarmente forti, allarmanti eccessivamente l’amigdala: potrà essere il caso di Caino per il quale la percezione di essere ignorato dalla figura parentale (divina?) dalla quale dipendeva ancora simbioticamente e che fosse preferito il fratello avrà scatenato la micidiale reazione di invidia e gelosia, perché, appunto, vissuta come esposizione ad ogni pericolo mortale.La carenza di prestazioni parentali gratificanti ed efficacemente accretive potrà spiegarci altri sconcertanti attuali comportamenti tra cui quelli delle madri che non provano alcun sentimento materno
nei confronti del proprio neonato o addirittura ne provano di molto negativi sino a giungere a comportamenti estremamente crudeli e a sopprimerlo.
Almeno in alcuni di tali casi si potrà supporre che le madre riviva un’esperienza di perdita di cure parentali, magari per la nascita di un fratellino o di una sorellina per cui al vissuto di abbandono si aggiunge quello di tradimento, quindi una specie di “reazione psico- allergica … in differita”.
Secondo tale chiave di lettura si possono spiegare i maltrattamenti specialmente nei confronti di figli super-desiderati: sotto un desiderio coatto si può celare un meccanismo di compulsione a ripetere, ossia una perversa strategia della psiche a riproporre quel drammatico evento dell’essere stato “abbandonato e tradito” che, per giunta, avrà subito in condizioni da non essere in grado di reagire… allora!...
Purtroppo rimane generalmente ignorata l’acquisizione che una persona (specialmente un bambino) possa essere percepito, sia pure inconsapevolmente, come simbolo: per es., un figlio o un alunno, per il profondo della psiche, rispettivamente, del genitore o del docente, come il proprio fratellino che, magari, a suo tempo, gli/le avrà sottratto le cure parentali di cui ancora aveva vitale bisogno.Scientificamente acquisito, oggi, per es., che l’ossitocina, neurormone oggi noto come quello dell’empatia, è in grado di inibire le reazione di paura e quindi quelle aggressivo-violente dell’amigdala.Così come per la carenza di vitamina D si ha il rachitismo, analogamente per la carenza di appropriate cure parentali, si avranno conseguenze nefaste della carente secrezione, oltre che dei suaccennato neurormone, anche di tanti altri favorenti un’armonica
evoluzione della persona anche per il tipo di rapporti interpersonali.
Ho motivo di ipotizzare che se l’attivazione del sistema dell’autoconservazione sia stato eccessivamente allarmato, ne potrà conseguire una messa fuori gioco funzionale e sia pur temporanea di quanto sottende le nostre reazioni umane, nell’accezione più positiva del termine.Il fratricidio di Caino potrebbe spiegarsi con il fatto che il suo cervello, non solo non avrà usufruito di apposite prestazioni parentali stimolanti umori e strutture favorenti i neurormoni e le strutture dell’empatia, ma, nel contempo, neanche quelli inibenti le
reazioni di invidia e gelosia che appaiono connesse con il senso di possessiva dipendenza dalla madre, grazie alla quale è assicurata naturalmente la sopravvivenza del cucciolo d’uomo.Insomma, dal momento che Madre Natura, per sopperire al più lungo (rispetto agli altri viventi) periodo di incompetenza del cucciolo
d’uomo, dovette inserire nel genoma uno straordinariamente forte attachment alla madre, il cervello di Caino (come di tanti altri caino dei nostri tempi) sarà rimasto in balia di quelle reazioni di invidia di gelosia connesse con l’attachment straordinariamente possessivo nei confronti della madre.In effetti, come ho potuto constatare specialmente durante il mio lavoro presso un ospedale psichiatrico di Contea statunitense (in
pratica manicomio giudiziario), ma anche in Italia, ho motivo di ritenere che l’apparato di autoconservazione si allarmi, non solo in risposta a un‘aggressione fisica a se stesso, bensì pure in seguito alla percezione che gli/le venga a mancare la protezione della figura parentale dalla quale dipende ancora simbioticamente.
Tante donne, quasi quotidianamente, rimangono vittima di partner il cui cervello è rimasto ai primi anni di vita, che tendono a trasferire il rapporto possessivo con la propria madre su un’altra donna. Le ragazze dovrebbero stare più che guardinghe nei confronti di partner soltanto anagraficamente adulti (si possono riconoscere per il fatto che sono dipendenti da una sola persona, non hanno amici, si mostrano eccessivamente “innamorati”, tendenti a instaurare un rapporto possessivo esclusivo all’insegna della canzone di Pino Donaggio :”… Io che non posso stare un’ora senza te ecc., del “Tu sei tutto al mondo per me, ecc .(il che può lusingare la donna particolarmente “affamata di mamma”, di attenzioni per sentirsi
finalmente valorizzata ecc… esigenze che appaiono essere soddisfatte da parte di soggetti con quelli appena menzionati la cui tendenza a reazioni di gelosia inganna come segno di grande more mentre sono
indicativi di un mancato sviluppo della relazionalità). Si dovrà tenere conto che gelosia e invidia fanno parte di un attaccamento possessivo alla figura materna. Ancora più ingannevole è il fatto che tali soggetti, per un meccanismo infantile di ribaltamento di una eccessivamente posizione di inferiorità subita in famiglia, possono
raggiungere posizioni di prestigio e di successo artistico, accademico, professionale, politico ecc. nei vari campi della vita.In definitiva, per prevenire e per avviare a razionale soluzione problemi che ci assillano da secoli, ostacolando l’iter da Homo potenzialmente sapiens a sapiens, occorrerà anzitutto abbandonare
l’atavica nostra tendenza a imboccare scorciatoie e connessi ingannevoli espedienti, per risalire alla loro radice e ripartire da esse, procedendo al lume di ben precise conoscenze, secondo i tempi e i modi di ciascun fenomeno.
Pier Luigi Lando
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