E’ abbastanza notorio che si rischia molto di più quando si rimane in balia di un nemico e si favorisce tanto più il suo gioco quanto più esso rimane occulto.
Questo scritto, mettendo in luce quanto più insidiosamente intralcia la realizzazione di un progetto, intende
apportare un contributo per favorire il successo anche della Random-crazia.
Si tratta di un tema non nuovo anzi, come già detto anche nella recente lettera al direttore, prof. Sallustio
Salvemini, risale a oltre un quarantennio fa quando iniziava la ricerca eco-psico-sociale. In quel frangente, era anche stato citato un pensiero dello scienziato Henri Laborit che aveva rilevato come lo stesso messaggio di Cristo fosse stato digerito dallo stomaco del leviatano di questo sistema dei mercanti, appunto secondo i loro criteri mercantili. A lume di attuali conoscenze di psico-socio-dinamica emergono ulteriori motivi di preoccupazione a riguardo, poiché non si può più ragionevolmente contare sulle qualità caratteriali, quindi anche morali, di un fenotipo, ossia su ciò che di una persona appare. In proposito occorre tenere conto che quanto appena detto sulle qualità del fenotipo potrà essere il risultato di condizionanti metodi “educativi” (tra virgolette perché comunemente ritenuti tali). Ne consegue che tante istanze oppositive, trasgressive ecc., saranno rimaste represse o/e rimosse. Queste non facilmente “si rassegneranno” a rimanere inespresse vita natural durante: uno dei modi, tuttora generalmente ignorati è quello della gestione per delega, per interposta persona, il che comporta che tra il soggetto perbene e quant’altro di positivo si possa attribuirgli e colui il quale, invece, ha del negativo, si verifica un’attrazione come tra la calamita e il ferro.
Per inciso (data la coincidenza con la ricorrenza della Giornata Internazionale della Donna e l’attualità dello
sconcertante, tragico fenomeno delle violenze contro le donne), si rileva che dinamiche di questo tipo si verificano anche per l’attrazione fatale che sente una donna, specialmente se carente di attenzioni e con cariche aggressive represse o rimosse, verso un violento. Questi può non apparire tale quando da parte di lui prevale la strategia del corteggiamento mirante alla conquista di lei che lo percepisce, di solito inconsapevolmente, come un alter ego in grado di gestire per lei le su accennate cariche aggressive (v. per questo argomento due interviste : 1) su Dimensione D :del prof. Emilio Carsana 2) sul blog del M. Salvemini: della pedagogista Antonella Raho). Siccome uno dei motivi per cui l’attrazione reciproca, ancora peggio se « da colpo di fulmine » è la dipendenza di tipo simbiotico (dalla madre anche da parte di lei) si rileva che ciò potrà comportare predisposizione alle fascinazioni (« si perde la testa », « al cuore non si comanda »), rimanendo l’Io con connotazioni di dipendenza tali da non tollerare abbandoni. Insomma, quando una condizione di dipendenza materna permane in età anagraficamente adulta, può essere un “sintomo patognomonico”, oltre a una mancata evoluzione della relazionalità, anche di un Io debole, a rischio di essere succube di chiunque. Con analoga chiave di lettura si può comprendere il fascino del teatro, specialmente per attori comici trasgressivi. Si pensi pure alle fascinazioni da parte di bravi ragazzi « Pinocchio » nei confronti di « Lucignoli », loro adesioni a sette, a bande ecc. , . Il matriale psicoemotivo represso o rimosso costituisce un pericolo come una mina occultata in un prato ecc. . Queste conoscenze mettono in discussione nobilissime proposte come quelle di Gaetano Salvemini, a quel tempo ammirevoli e lapalissianamente indiscutibili.
Ci possono, invece, fornire una più veridica chiave di lettura, come esempio, alcuni fattacci di cui, anche di
recente e nella stessa Roma, s’è occupata la cronaca scandalista: più di un personaggio politico, molto stimato al punto da essere eletto e seguito, a un certo punto, si è trovato sorpreso dal fatto che la sua persona più di fiducia o un congiunto sia stata colta con le mani nella marmellata, indagata ecc., mentre, ancora una volta, la sottostante dinamica di questi fenomeni è rimasta ignorata, ben lontana dalla chiave di lettura sopra accennata. Come di regola, secondo la logica e l’assetto socio-istituzionale vigenti, questi eventi sono stati letti secondo chiavi di lettura moralistiche e, quindi giuridiche.
Devo in proposito ribadire ciò che ormai è divenuto un tormentone:
NON VI SONO SCORCIATOIE CHE POSSANO
RIPORTARCI SULLA VIA MAESTRA PER UN CAMBIAMENTO AUTENTICO, RISPETTO ALLE GENUINE POTENZIALITÀ DELL’HOMO SAPIENS.
Altre difficoltà che hanno da sempre ostacolato la realizzazione di eccellenti idee, proposte, progetti ecc., oltre al diverso codice di comunicazione tra emittente e recipiente (ricordo in proposito la sentenza della Scolastica: “Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur” ) c’è quella che appare in un preoccupante crescendo:
LA DEMOTIVAZIONE
Questa tendenza che elettoralmente si manifesta come astensionismo rischia di espandersi pandemicamente e di deprimere ogni interesse e voglia di operare sul campo perfino, anzi specialmente, in chi aveva investito da volontario i propri interessi, risorse, la propria vita, per affrontare questioni di comune interesse.
Tra le ragioni: da una parte, quella degli elettori, le attese di sapore fanciullesco, ossia della fase evolutiva
caratterizzata dal pensiero magico-onnipotente alla quale dovrebbe seguire quella del pensiero logico-matematico (Jean Piaget), vale a dire della razionalità.
Normalmente da bambini si attribuiscono ai genitori poteri onnipotenti (ricordo che io stesso, siccome mi dava molto fastidio il vento, che pensavo provenisse dagli alberi che si agitavano, aspettavo che tornasse mio padre che avrebbe tagliato quei giganteschi alberi d’ulivo responsabili… ).
L’analoga attribuzione agli uomini di potere da parte di cittadini anagraficamente adulti può costituire un
significativo segnale che anche sul piano cognitivo lo sviluppo non procede sempre e in modo assoluto, senza appropriate prestazioni educative.
Oltre le attese massicciamente investite da questa parte specialmente sulla “casta” politica, in modo sconcertante spesso deluse, dall’altra parte dei politici e funzionari (in proposito ricordo che, quando al Ministero della Sanità ero responsabile della Divisione per la lotta alle tossico-dipendenze irruppe nella mia stanza una signora, già anagraficamente matura, professoressa di lettere, madre di una tossicodipendente che mi apostrofò più o meno così: “Ma lei perché non requisisce tanti grandi palazzi di Roma per organizzare comunità terapeutiche?”) con analoghi problemi, tanto che nella loro ossessiva voglia di investire tutte le proprie risorse per conquistare posizioni di potere, per poi utilizzarle ad usum delfini, ossia in modo strumentale per la soddisfazione narcisistica delle proprie insaziabili ambizioni, si può riconoscere come motivazione quella di ribaltare una propria posizione di frustrante inferiorità che li avrà caricati come un gas compresso o una altrettanto compressa molla…Ancora una volta emerge che, per un effettivo processo di auspicabile cambiamento, si richiede una propedeutica opera che, a sua volta, deve aver chiara tutta l’operatività progettuale, nonché conseguente strategia da seguire secondo ben precisi tempi e tappe.
CHE FARE ALLORA?
PECCATO ORIGINALE DIVENUTO CRONICO
Consiste in quelle implicazioni esposte in questo articolo e costituisce un ingannevole intoppo (pittfall) allorché si pretende di realizzare delle idee, dei progetti non tenendo in debito conto che ogni processo contempla l’adozione di ben precisi fattori e condizioni secondo tempi e modi procedurali propri.
Riguardo quest’ultimo punto, occorrerebbe risalire la china, facendo tesoro di attuali conoscenze che ci
consentano di renderci conto dei motivi per cui è mancata o/e disturbata l’evoluzione delle proprie “valenze
relazionali” (v. questa voce su internet). Per non riportare quanto da tempo ormai ho tentato di comunicare anche con tanti scritti, accenno agli espedienti ai quali si è comunemente ricorso per “educare” (in effetti, per tenere a bada i piccoli e, sia pure in buona fede, per indurli a un proficuo adattamento all’assetto socio-culturale vigente), in mancanza di appropriate istruzioni per l’uso fondate su ben precise conoscenze di psicologia dell’età evolutiva, psico-pedagogia ecc. : seduttive smancerie, rinforzi nel senso di condizionamenti pavloviani di motivazioni indotte, per es. per lo studio con regali, intimidazioni, ricatti… insomma metodi da bastone e carota.. In uno di questi scritti, dal titolo: “Il tornaconto in natura e in cultura”, mi riferivo al fatto che, mentre i genitori mammiferi di altre specie, facilitando l’autonomia dei figli, ricavavano e tuttora ottengono degli evidenti vantaggi, i genitori umani, invece, dal momento che si organizzarono a convivere nell’azienda famiglia, trovarono vantaggioso farsi dare una mano dai figli. In tal modo si confermò una condizione di dipendenza che non ha facilitato il superamento di quella fase infantile per cui prevale il legame affettivo di tipo simbiotico con la madre. Con questo tipo di rapporto diadico, prevale la possessività esclusiva della persona dalla quale vitalmente si dipende. Quindi ogni evento che si presenti come rischio di perdere le funzioni parentali complementari al proprio Io incompetente scatena nel piccolo vissuti di mortali pericoli, ossia reazioni di invidia e gelosia. Tali reazioni costituiscono “sintomi patognomonici”, anche nell’anagraficamente adulto che la qualità del rapporto è più o meno quella infantile.
Ingannevole (perché maschera le dinamiche infantili) è il successo che questi soggetti potranno conseguire,
secondo altre dimensioni, come quelle professionali, talentuose ecc. Tali successi potrebbero rivelarsi
smascherati, se il nostro tipo di mentalità fosse illuminato da attuali conoscenze, da “sintomi” come quello
dell’egocentrismo, il tipo di rapporto strumentale per cui la considerazione dell’altro è per la soddisfazione
immediata di propri bisogni, l’ossessiva ricerca di posizioni di potere, l’insaziabile auri fames, poiché il denaro (e i beni in genere), che simbolicamente si presenta con lusinghiere connotazioni simili alle ambite prestazioni parentali (fonte di cibo e di potere) può divenire un surrogato dell’oggetto transizionale (v. questa voce su internet).
RICADUTE SU UN AUSPICABILE PROCESSO DI CAMBIAMENTO SOCIO-POLITICO
Anzitutto ci si deve chiedere criticamente se sia auspicabile ridare immediatamente la voce agli elettori, convinto parere espresso anche da alcuni corrispondenti sul periodico “L’Attualità”.
Una tale questione sarà da prendere in seria considerazione dopo quanto esposto sulla situazione maturativa del cervello di una percentuale della nostra popolazione che appare significativa, se si tiene conto della
corrispondenza tra la condizione di immaturità con alterazioni dei processi maturativi e l’improprietà dei correnti metodi di allevamento della nostra prole.
Risulterà superata la condizione psico-emotiva della nostra popolazione dai tempi in cui appariva meritato il
ritornello sarcastico di una trasmissione radiofonica del dopoguerra: “Evviva il popolo che applaudisce tutte le cose che non capisce” ? O ancora il consenso di una maggioranza è in modo preoccupante mosso da istanze irrazionali: da un’esigenza di
scaricare i propri malumori, anche quelli dovuti a vicende familiari e che, comunque, poco o nulla hanno a che fare con gli interessi della collettività nazionale? Il successo politico dei leader - successo che questi ottengono ancora con discorsi diretti alla pancia - indurrebbe ad alimentare una tale preoccupazione.
Ancora una volta si mostra valida l’indicazione di ciò che propedeuticamente occorrerebbe operare affinché ogni proposta, specialmente sul piano socio-politico, proceda su un terreno più fertile e affidabile, più solido per costruire un assetto democratico sempre meno affidato a soggetti politicamente analfabeti - in balia di un sistema elettorale a voto di scambio - e sempre più espresso da cittadini maggiormente informati e responsabili. A tal fine, tra i possibili mirati interventi, sul versante preventivo: nelle scuole di ogni ordine e grado; sul versante riparativo: gruppi di cambiamento sociale (v. questa voce su internet) dovrebbero essere disponibili, per ogni tempestivo intervento, nei servizi territoriali.
Roma 7 marzo 2014 Pier Luigi Lando
Per la revisione linguistico editoriale ringrazio: Cristina Franceschi, Alessandra Guarino,
Maria Pia Quircio
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