mercoledì 28 agosto 2019

Comunicato Stampa


       Un ministro non può ignorare il principio costituzionale della laicità dello Stato.

La crisi di Governo del 20 agosto u. s. sembra essere stata causata soprattutto dal desiderio di Salvini di occupare la poltrona di Premier. Infatti, subito dopo le elezioni del Parlamento Europeo del 26 maggio i parlamentari leghisti hanno ostentato il braccialetto “Salvini Premier”.  La crisi di Governo, quindi, era in incubazione da circa tre mesi.
Da un’analisi più approfondita, però, emerge il fatto che la Bestia (macchina social della Lega) si era scatenata fin dal 1° giugno 2018, giorno in cui si insediò il Governo Conte. Fin da allora, veniva proposta una strana riforma costituzionale imperniata sulla “Agorà-crazia” (cioè, la sovranità appartiene alla piazza).

Poi, sulla base di sondaggi che lo vedevano in crescita di consensi, Salvini (davanti ad una telecamera) ha chiesto “pieni poteri”, dando per scontate le imminenti elezioni anticipate del Parlamento e confidando in una vittoria elettorale  intorno al 40 % dei voti. Ma il 23 agosto ha dovuto mitigare l’euforia delle piazze e fare retromarcia sulla crisi di Governo. Troppo tardi, perché la crisi era già ufficializzata. Questo è il desolante quadro politico che emerge in questi giorni.

Va evidenziato un altro scenario preoccupante: un Ministro degli Interni  bacia il rosario in piazza Duomo a Milano e nell’aula del Senato, ostentando pubblicamente i simboli religiosi. Il suo scopo sembra essere quello di spaccare il fronte dei cattolici e di accusare la Santa Sede di aver incoraggiato un’accoglienza fuori controllo di migranti, causando disordine pubblico e tensioni razziste.
Un fatto è certo: nonostante la chiusura dei porti marittimi alle navi delle ONG la “Questione migratoria” è rimasta insoluta. Ed ecco il punto nodale da sciogliere. L’accoglienza dei migranti va disciplinata con  leggi idonee e va coordinata con la Commissione dell’Unione Europea. E’ questa lacuna normativa che ha provocato il Disordine Pubblico e che è la causa della tragedia dei profughi che muoiono nel mar Mediterraneo.

Tutto ciò premesso, c’è un’altra grave questione da evidenziare. Tutti i cittadini (specialmente il Ministro degli Interni) hanno il dovere di rispettare il principio costituzionale della laicità dello Stato. Chi strumentalizza i simboli religiosi per finalità elettorali  non solo vìola questo principio ma soprattutto svilisce la sacra interiorità della fede individuale.
Nella Storia italiana contemporanea abbiamo assistito a reiterate violazioni del predetto principio.
 Qualche esempio?
Nelle campagne elettorali degli Anni ’50 il gesuita padre Lombardi (definito giornalisticamente “il microfono di Dio”), il prof. Luigi Gedda (il “capitano dei Baschi Bianchi” dell’Azione cattolica) e tanti altri politici clericali hanno chiesto voti per la Democrazia Cristiana strumentalizzando i sentimenti religiosi degli elettori. Il loro fanatismo integralista era giunto perfino a coniare il sacrilego motto “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”. I milioni di voti dati ai “bigotti prestati alla Politica” erano il frutto dell’ingenuità di molti elettori. Erano voti carpiti in mala fede dai “furbastri di sacrestìa”.

Il Movimento Salvemini stigmatizza tutti coloro che chiedono voti ostentando pubblicamente simboli religiosi.
Ripropone l’inderogabile necessità di tenere distinta la Politica dalla Religione.
 Ribadisce il valore della separazione dello Stato da tutte le Chiese, nel reciproco rispetto delle proprie competenze.
 Esorta a rammentare l’inequivocabile monito di “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

28 agosto 2019.            Il Consiglio Direttivo del Movimento Salvemini

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